Un sofisticato strumento di diagnosi e cura
La fibrolisi diacutanea (il prefisso dia deriva dal greco dià, ossia attraverso; quindi fibrolisi attraverso la cute) è una metodica messa a punto da un fisioterapista svedese, Kurt Ekman; tale metodica, che si avvale di particolari strumenti detti fibrolisori, viene utilizzata in vari ambiti (fisiatria, medicina sportiva, ortopedia e reumatologia) ha mostrato interessanti risultati in varie situazioni morbose a carico di tessuti molli e nelle fibrosi pararticolari e periarticolari.
Com’è noto, in presenza di eventi acuti la risposta del nostro organismo non sempre è ottimale. Il processo di guarigione può non essere perfetto e il risultato è la presenza di “cicatrici” nei muscoli o nei tendini. Tali cicatrici si presentano sotto varie forme come noduli o aderenze fibrose. A volte il processo di riassorbimento di tali strutture può durare mesi, se spontaneo, a volte può non avvenire.
La fibrolisi cerca di avviare o accelerare il processo di riassorbimento, riportando il tessuto in condizioni di normalità. Se effettuata in modo corretto la fibrolisi ha, nelle situazioni morbose citate poco sopra, un’efficacia superiore a quella dimostrata da altre metodiche fisioterapiche (idromassaggi, ultrasuoni ecc.).
La fibrolisi ha mostrato un’ottima utilità non solo a fini terapeutici, ma anche diagnostici: grazie a essa, infatti, si è in grado di localizzare eventuali formazioni fibrose nei tessuti molli: i fibrolisori, infatti, grazie alla loro particolare forma, permettono l’esplorazione e la localizzazione di processi reattivi.